Le Voci della Luna Edizioni Sasso Marconi (BO).
Vincitrice Premio Giorgi 2012
A cura di Ivan Fedeli
con:
illustrazioni di Valentina Gaglione, foto di Giampaolo De Pietro, prefazione di Loredana Magazzeni, postfazione di Enzo Campi, immagine di copertina di Anna Mosca.
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dal libro
Se il tempo è una musica infinita (dalla prefazione di Loredana Magazzeni)
La struttura che Martina Campi ha dato alla sua opera, Estensioni del tempo, è musicale, una costruzione complessiva dove il ritmo, i silenzi, le pause hanno lo stesso valore conoscitivo delle parole. In questi titoli ritorna con costanza la parola memoria, trascinandosi dietro le parole che sono esse stesse memoria e culla del mondo naturale, organico e inorganico (onda, foglie, gatti, ombra, stelle, sole, vento, buio). Dunque siamo di fronte a un libro che osa confrontarsi con la natura e il mondo, interrogandone gli alfabeti al ritmo di un suono interiore che si confronta con l’altro e con la presenza del vuoto, riverbera le sue onde e torna indietro a comprendere.
Martina Campi, laureata in Scienze della Comunicazione, ha scelto, come più alta forma del comunicare la parola poetica e l’ascolto. Si intravvedono dentro la sua scrittura i maestri evocati (Wittgenstein, Szymborska, Barthes, Tarkovskij), ma ancora di più quelli non evocati (Weil, Campo, Zambrano).
La sua lingua si piega a una nuova sintassi dove […]
Della dilatazione e della frattura (dalla postfazione, saggio di Enzo Campi*)
– che, oltre a farci immergere nella lettura filosofica di Estensioni del tempo, sciglierà ogni dubbio sull’eventuale e fantasioso grado di parentela attribuito o immaginato ai due Campi in questione (Martina)-
La spazialità e lo spaziamento hanno luogo proprio nella parola, nelle scansioni che rischiano soventemente l’allungamento, ovvero e ancora una volta: l’estensione, quella che ci toccherà definire finalmente una protesi, non una prosecuzione in termini altri, non un supplemento, ma propriamente il prolungamento, la dilatazione della sua dislocazione sulla carta, l’allungamento della sua dimensione temporale. Questo procedimento, questo dispositivo formale permette, in un certo senso, di donare una durata diversa al tempo. Non più il solo tempo necessario al compimento di un’azione, ma il tempo, per così dire, superfluo in cui rallentare il compimento dell’azione, in cui creare quella dimensione di «rarefazione» che pervade e caratterizza l’intera opera. […]
Alcuni estratti dal libro:
dalla sezione: I gatti lo sanno
(immagine di Giampaolo De Pietro)
—
d’un mutamento nel bianco
di mani su foglia o foglio
o il pavimento
in basso al pavimento
lasciarsi chiamare
lasciarsi sentire
i suoni vivi
della strada
—
e quindi se hai
le mani a coppetta ti
ci può piovere dentro
di tutto
i sassolini che ti guardi
finché camminando
scricchioli
lo zucchero mentre fuoriesce
dai barattoli
del mattino, lucidi
perché le mani
ti ricordano
quando hai nuotato
al largo, la prima volta
e poi lo raccontavi.
—
I gatti lo sanno
La notte è presto
e più presto
ancora
arriva
il giorno
il tempo s’impunta
somme d’inquietudini
modulazioni del sonno
ondulazioni del manto
È faticosa stanchezza
che non smette
di seminare
mattine dopo mattine
soli dopo soli
e le nebbie delle stagioni
Il vuoto ha bisogno d’amore,
i gatti lo sanno.
– – –
dalla sezione: Memoria delle foglie
(immagine di Valentina Gaglione)
—
Insegnami
la tendenza allo sbiadire
pensando pensando tende a scomparire
la parola posa sussurra
trasmessa in carne d’altro inessere
ch’è fuori e si vede, fuori moda, forse?
Interrogazioni, pretestuose
a guardarsi strizzando
inerzia all’erta allegramente dis/azione
mente, nei frattempi, contrappunti
battente ripetente battente
sottrarsi è possibile
scomporsi
abili responsi
che non si ripetono, non si ripetono e grazie
alle occasioni non si ripetono
si sentono si osservano si ascoltano si accumulano
tendono allo scomparire.
—
La E del venerdì
L’allenamento all’amore
è un contro incantesimo
ci si nutre dell’esempio, sai
come sole sull’erba
che le cellule ricorderanno
perché anch’io sono solo un’altra Lazzara
che cammina, stasera, con le sue gambe in
spalla e le suole basse in questa
stazione bianca che è deposito
per i morti i piccioni e il piscio, agli angoli
Ci caliamo a pareti dove le parole hanno
radici come foglie aperte e lunghe lunghe
e resina che suda dai pori surriscaldati
e sferraglianti di ora, in ora, in ora, in ora
e là, come in cucina, c’incontriamo.
– – –
dalla sezione: Memoria dell’ombra
(immagine di Valentina Gaglione)
—
Dietro gli occhi
Ci sono lettere inesplose
sui prati, sui
marciapiedi i resti
dai fogli
nei contenitori le frasi
intere di un pomeriggio i saluti
ai semafori sospinti, divenuti
inarrestabili
All’ombra di una palizzata
si trovano frescure per risvegli
occasionali e abbracci
incolumi
tutta l’acqua accumulata non ci sa
riempire
memorie instabili, la
sete, sotto i capelli.
– – –
dalla sezione: Le ore asterisco
(immagine di Giampaolo De Pietro)
—
la giacca appesa
ai dorsi, alla sedia,
nell’altra stanza
è un brivido
che striscia lungo
il pavimento in fiamme
*
perché si aspetta
e nell’attesa necessaria
si seminano planimetrie dell’ansia
senza intenzioni
si racconta
dell’ombra degli alberi
e primavera,
si va
sotto le fronde
come fanno i bambini
come si faceva
tra i ciliegi
arrampicandosi
creature
prive d’ali
ogni ora un cielo
ogni ora a scivolare piano
per germogli, simulacri d’occhi
– – –
dalla sezione: Memoria delle stelle
(immagine di Valentina Gaglione)
—
Tutte le cose sono legate dalla forza di gravità
Ci espandiamo
raffreddandoci
Così si diradano
le nebbie
così abitiamo
le nostre polveri.
Quattordici miliardi di anni
in meno di un minuto.
– – –
dalla sezione: Gli incontri nel sole
(immagine di Giampaolo De Pietro)
—
#4
Quanto può essere sterminato
un divano al posto giusto
Ci siamo anche persi spesso
in simbiosi nei pomeriggi
e nei rumori di caldaie
nelle teste stritolate
nelle coperte gonfie
e poi siamo tornati sempre.
Accoccolati, cuccioli, primordiali,
accolti.
su Estensioni del tempo
27 Marzo 2013
Simonetta Sambiase – su WSF Centro sociale dell’arte
Il sostantivo tempo ci attraversa. A nome e parola, tempo, compare una distesa di pensieri insicuri, si materializza il disaccordo fra l’ossessione dell’infinito, dalla misurazione umana irrealizzabile , che deride il suo contrario, umano, mortale ed ineguale, il tempo umano instabile, soggetto a norme naturali, senza alcun diritto di replica o di possesso. Il tempo è un corpo che ci attraversa comunque, in accordo o disaccordo con la volontà, generando una diplopia che può fortuitamente adattarsi o sfortunatamente discordare con la misura della vita, ma resta in fondo una percezione sdoppiata tra due termini, vivo\vissuto. Di quale tempo sia impregnato il lavoro poetico di Martina Campi, “Le estensioni del tempo”, si prende la misura già nei suoi primi versi, attraverso l’uso di una disarmante dolcezza che addomestica la paura, “la cerimonia del tuono va da giù a su (e da su a giù) e non si rompe niente ma tutto si trasforma“: il tempo unicorno trova la parola vergine che lo doma, si fa attraversare ed il libro si apre di raffinate condivisioni di sentimenti e riflessioni. “Più che a modificarli, una poesia insegna a contemplare i pensieri” indicava Simone Weil, e la raccolta risulta ben ancorata nel reale: il sogno o la visione non sono i soggetti delle riflessioni del verso. Il verso della poetessa cerca la verità attraverso un linguaggio personalissimo, in cui si apre ad assonanze e lessemi che si distribuiscono in una costruzione stilistica fluida e immediata. Non ci sono fratture o suoni aspri, le poesie hanno un lessico dolce, dalla rima piana, rima femminile per antonomasia come viene indicata da secoli, il ritmo è fluido e si crea attraverso dei filamenti di dieci sezioni o meglio ancora di dieci movimenti, di dieci partiture senza standard, come in senso jazzistico, unite dallo stesso suono fluido ed elegante. I versi prediligono la brevità, ed accolgono ritmi, assonanze, alcune volte anche […] (Continua qui).
15 Febbraio 2013
Giacomo Cerrai su Imperfetta ellisse
“A proposito del tempo, Agostino nelle “Confessioni” osservava ” Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so “. E’ esattamente quello che accade ai poeti, potremmo dire, con l’aggiunta molto moderna di una spazialità piena di buchi, come quei rulli di carta che fanno suonare gli organetti di Barberia. L’unico problema è che sembra derivarne una disarmonia non prestabilita, o una poetica dell’elisione, che peraltro può avere i suoi elementi di interesse. Dunque, tempo e spazio, che Enzo Campi, nella postfazione, accosta filosoficamente alla poesia di Martina (che, sia detto per inciso, non è sua parente), in modo che questo estendersi del primo, come dice il titolo, trovi una sua giustificazione nel secondo, facendone poeticamente, dico io, un non luogo.” […] Continua qui (e soprattutto nei commenti).
7 Febbraio 2013
Dentro, ma in espansione. / “Estensioni del tempo” di Martina Campi – Lorenzo Mari su Poesia 2.0
“Conoscendo da qualche tempo l’attività di poetessa e di performer live di Martina Campi, ho da subito immaginato che la sua opera prima, Estensioni del tempo (Le Voci della Luna, 2012), interrogasse a fondo alcune delle dimensioni più importanti della temporalità poetica – ovvero: metrica, ritmica, musica. Ho pensato anche a una possibile riproposizione del canto – ma non a quella del bel canto, naturalmente, ché quello è andato per sempre, e dove c’è perdita totale non c’è spazio nemmeno per l’elegia.
In questo mio rovello iniziale, è giunta a confortarmi la prefazione, firmata da Loredana Magazzeni, che si sofferma immediatamente sulla musicalità dei testi della raccolta, organizzata – anzi, ‘orchestrata’ – in dieci sezioni. Dando fiato, appunto, estensione temporale, al suono della parola”. […] (Continua qui).
21 Gennaio 2013
su Nabanassar Letteratura e arti
[Riceviamo da Martina Campi il suo volume ESTENSIONI DEL TEMPO, uscito per Le Voci della Luna di Fabrizio Bianchi nell’Ottobre 2012 quale vincitore del Premio Giorgi 2012 per silloge inedita. Ci sembra una poesia ai limiti dell’inconsistente, molto rarefatta e libellula con la parola.] […] Continua qui, (e soprattutto nei commenti).
ospite online
su Versante ripido
su Atti Impuri – Luogo di scritture a cura di Sparajurij
http://www.attimpuri.it/2013/01/azioni/estensioni-del-tempo-di-martina-campi/#sthash.WSG6ay6w.dpuf
su Alveare – Il blog di Iole Toini
interviste su Estensioni del tempo
http://versanteripido.wordpress.com/2013/03/01/intervista-a-martina-campi/
“1) Perché il titolo Estensioni del tempo?
Prima che mi si delineasse chiaramente la struttura della raccolta, uno dei miei intenti coscienti era quello di espandere il sentire, espandermi dentro un sentire, fare il primo passo verso un ascolto più silenzioso, lento, spazioso. Ad una recente presentazione del libro, Alessandro Dall’Olio ha accostato questo gesto al gesto dell’accogliere, che è, se vogliamo, un gesto d’amore. L’intento era un allenarmi quasi (a quell’amore) attraverso le parole e la forma, alla trasformazione dell’esperienza sensibile. Volevo sperimentare un orientamento più comodo, meno doloroso e più esteso di quello a cui, da un certo momento in poi della nostra storia, abbiamo deciso di abituarci”. […] Continua qui
—
su Malacopia, intervista di Alessandro Brusa
parte prima : http://www.malacopia.it/estensioni-di-gabbiani-nel-tempo-parte-prima/
“Lo so, è scorretto mischiare, solo per gioco, i titoli di due libri così diversi tra loro, ma l’eccezione è consentita quando in comune c’è la buona poesia ed una profonda amicizia tra le autrici: Francesca Del Moro e Martina Campi, due poetesse dalla sensibilità e dal gusto poetico molto diversi tra loro, ma che hanno partorito due opere egualmente intense e potenti”. […] Continua qui
—
perte seconda: http://www.malacopia.it/estensioni-di-gabbiani-nel-tempo-parte-seconda/
—
parte terza: http://www.malacopia.it/estensioni-di-gabbiani-nel-tempo-parte-terza/
Alessandro: La prima volta che vi ho visto Martina lesse “Death by Water” da “La Terra Desolata” di T.S.Eliot mentre Francesca alcuni lavori di Brecht.. quali altri poeti ritenete fondamentali per la vostra crescita umana e stilistica”? […] Continua qui